venerdì 4 settembre 2009

EXISTENZ

Mentre camminava lungo gli argini della discarica pensava a quanto la vita umana fosse terribilmente eccessiva e onnipresente.

E di questa onnipresenza non sapeva dire quanto egli stesso ne fosse responsabile.

Tra una via di fuga e un eccesso di presenza, sentiva sempre più il bisogno di appagare desideri o immaginari confusi, immersi nella linearità casuale di flussi aerei marini o terrestri che fossero.

"Forse è questo che mi fa pensare a una non memoria". Pensò.

"Senza condizioni di coscienza la mia corporeità sarebbe tutt'altra cosa.

Senza ostacoli la mia corporeità non sarebbe tale.

Preservo il mito unico del vento dell'acqua e della terra, perché in essi avverto l'eterno disgregarsi dell'essenza.

Mi rattrista l'essere umano nella sua completezza, in quanto simulatore di sopravvivenza, qualsiasi essa sia".

Proseguendo si accorse che i margini si facevano via via più indistinti e che anche l'odore fetido dell'aria aveva invaso quei pochi sprazzi di profumo che cento metri prima arrivavano dalla campagna.

Gli venne chiaro alla mente, che quello che lo circondava era l'ordine delle idee umane, niente più, senza sottigliezze, quello era l'ordine delle idee umane. L'essenza di una miriade di metafore, la verità assoluta, al di fuori di qualsiasi retorica, di una condizione filosofica. L'esistenza umana.

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